Lettere 21 (seconda parte)
Ricordini elementari

Nella puntata precedente eravamo rimasti alla "G"
riprenderemo dunque dall'acca o, se preferite, dalla "muta"Dunque l'
ACCA: il "cartoncino quadrato" era praticamente vuoto, a parte la lettera ai 4 lati In stampatello Maiuscolo e minuscolo, idem per il corsivo.
Il maestro ci disse che nonostante fosse una lettera impronunciabile nel caso in cui ci fossimo dimenticati, durante i dettati o i temi, di inserirla laddove andava inserita avremmo preso sicuramente zero spaccato.
Già perché non bastava prendere zero e subire la punizione a casa, di solito niente Carosello o dolce la domenica. Ma io non saprei proprio dirvi esattamente la verità... ho preso zero spaccato solo una volta in quarta elementare, compito di aritmetica... Piansi talmente tanto che il maestro alla fine, commosso e impietosito mi disse: "dài Sabrina, non è la fine del mondo, guarda, io strappo il compito e lo zero spaccato ma tu smetti di piangere, va bene?"
E dopo aver constatato "de visu" il gesto magnanimo del mio (adorato) maestro Giuseppe, fra i singhiozzi e il moccico che scendeva copioso sul fiocco, gli feci un sorriso che lui capì essere un sorriso di ringraziamento da lì all'eternità.
E poi avevo tutti 10 ovunque, mica poteva distruggere così la mia carriera elementare, no?
I=
Incudine. Quel blocchetto metallico ogni tanto, data la pesantezza, cadeva a terra e quindi veniva sostituito dall'
Imbuto, più leggero e di plastica.
Una volta cadde sul piede di Marchesi che si trovava a passare di lì, avendo fatto tardi, per portare la giustificazione al maestro.
L'incudine gli cadde sul piede destro e gli frantumò il mignolino, così come non si sa bene cosa frantumò il mio mignolino durante la mia presentazione al mondo.
Marchesi finì al Pronto Soccorso e si fece 10 giorni di vacanza da scuola. Al ritorno zoppicava leggermente ma poi grazie ad una nuovissima tecnica di riparazione delle ossa messa a punto da un orto-pedico che veniva in vacanza al mare in estate a Tarquinia e che prendeva in affitto sempre la stessa casa bianca, vicino alla casa di Marchesi, dopo tre mesi il nostro compagno cominciò gli allenamenti di rugby, imparò a scrivere perfettamente la I e non entrò mai più in ritardo in classe.
La
I era anche la vocale che mi piaceva di più perché il nome di mia mamma cominciava per I.
Una volta le feci vedere quant'ero brava e scrissi
Imerda almeno 30 volte, fino a riempire la pagina.
Presi 10 e lode perché avevo anche allegato un bellissimo disegno di mia mamma con il pancione pieno di mia sorella Olimpia (la piccola).
Avevo allora un difetto di pronuncia, una sorta di cinesismo etrusco. Pronunciavo la ELLE erre e quindi mia mamma diventò una parolaccia.
L=
Luna... E come dimenticare quell'ora della giornata, l'ora in cui suonava la campanella che decretava la fine delle 5 ore passate sul banco (tranne la mezz'ora di ricreazione, naturalmente). Si usciva in fila per due, fino al cancello. Lì venivamo smistati: alcuni a destra, quelli i cui genitori venivano ad attenderli all'uscita. Gli altri, fra cui io, a sinistra e si andava tutti insieme, con la "signorina" a prendere l'autobus in quanto "extracomunitari", ovvero abitanti oltre le mura della città.
Con la ELLE di Luna il maestro ci fece fare un sacco di pensierini...
la luna nel pozzo, la Luna e i falò, perché una volta uscita dal pozzo era zuppa fradicia e si doveva asciugare.
La luna caprese, una ricetta che ancora oggi preparo quando ho poco tempo a disposizione;
la luna storta, la luna di traverso, la luna-tica ovvero il disegno di un sedere a forma di luna arrabbiata e via dicendo.
Compito con la ELLE: 10!
M: il cartoncino quadrato la riportava come iniziale di
Mela.
Scrivete una pagina del quaderno facendo esempi di azioni che inizino con MELA.
Ci guardammo tutti negli occhi per capire che cavolo voleva dire il maestro ma dopo che lui ebbe fatto un esempio cominciammo a pensare chi con la matita in bocca, chi con l'indice grattatesta, chi con la biro nell'occhio (Moretti a forza di infilarsi la biro in un occhio alla fine lo perse e nessuno in classe mai lo ritrovò).
Melamangio, melatiro, melasento, melanina, melaporto, melagioco, melampo, melatonina(che era la mela che Tonina Allegri aveva in borsa).
Quel giorno uscirono fuori le frasi più strane ma tutti imparammo sicuramente a scrivere "MELA" in maniera perfetta...
Certo, il figlio (futuro maniaco sessuale e molestatore di signore anziane) del Signor D. (uno dei due avvocati in paese) fu espulso per tre giorni e furono convocati i genitori per capire come educavano il ragazzo.
Le sue frasi topiche cominciavano con:
Meladai, melotieni, melo(fatevobis che tanto capite tutti), Melasognodinotte, Melampo e MelissaPi.
I genitori si giustificarono come meglio poterono ma il danno era fatto e la voce corse presto per le vie della cittadina o paese che dir si voglia.
Però anche Sandrino imparò la lettera
M.
N: c'è poco da dire sulla ENNE, un grosso
Nodo da marinaio di lungo corso campeggiava al centro del cartoncino.
Scrivemmo tutti 20 volte
Nodo e il maestro ci diede anche delle corde (una ogni 5 alunni, divisi a gruppi) per provare a fare lo stesso nodo e poi disegnarlo dal vivo.
Io ero capitata di gruppo con Petri, Cambi, Falisco e Maria Dosi.
Petri provò ad annodare la corda ma ne uscì un semplice nodo che venne poi sciolto da Cambi, il quale a sua volta provò per minuti e minuti riuscendo a legarsi i polsi che solo l'intervento di Falisco, il più alto e robusto della classe, in pochi minuti riuscì a slegare.
Io proposi di copiare direttamente il nodo disegnato sul quadratino di cartone, nessuno mi seguì e lo feci da sola, dando origine ad un nodo da marinaio che nemmeno Corto Maltese in vita sua aveva mai fatto. Peccato che lo feci per errore usando il quaderno di Petri, il quale, farabutto se ne impossessò e poi lo spacciò per un suo disegno.
Maria Dosi era una bimba triste ma molto intelligente e, a scuola, bravissima. Due grandi occhi azzurri sempre un poco velati di lacrime spente.
Girava la voce fosse orfana e vivesse con dei parenti che stavano facendo del tutto per mandarla in orfanatrofio. Ma erano voci discordanti, qualcuno diceva anche che suo padre un giorno, in preda ad un raptus, avesse ucciso la moglie e la sorellina di Maria e che poi era finito in prigione perché accusato dalla testimonianza di un vicino.
Io fino a che Maria non arrivò nella nostra classe (a sei mesi dall'inizio della scuola) mi ritenevo la più sfigata. Poi cambiai idea.
E comunque i due maschietti le passarono la corda, visto che anche lei faceva parte del gruppo ed aveva manifestato la voglia di provare.
Suonò la campanella della ricreazione e, come sempre, tutto quello che stavamo facendo fu bruscamente interrotto e corremmo tutti fuori a gicare in cortile.
Il ritorno non ci fu. Di solito il maestro poco prima che suonasse la campanella di fine ricreazione entrava lui per primo, insieme ad un'altra collega.
Si sentì un urlo. La collega del Maestro.
Avevano trovato il corpicino di Maria penzolante ma per fortuna era ancora viva. Aveva fatto un nodo scorsoio perfetto e lo aveva "fissato", aiutandosi con una seggiolina, a uno dei ganci a muro dell'appendiabiti dove mettevamo tutti i nostri giacchini e cappotti e quant'altro.
Per fortuna il tempo che aveva passato "impiccata" non fu molto e l'ospedale distava giusto il tempo di attraversare la strada, cosa che il maestro e Remo il bidello fecero battendo ogni record di velocità di "corsa con corpo quasi morto in braccio".
Maria tornò in classe dopo una decina di giorni. Portava un fazzolettino al collo per coprire la piccola cicatrice rimasta.
La accogliemmo tutti felici e prima che entrasse in classe chiesi, insieme a Roberta la mia compagna di banco, se potevamo togliere il cartoncino col NODO. La richiesta fu accordata, con un saltello arrivai a strappare il nodo nel "quadrato" e lo misi appallottolato nella cartella e una volta a casa, l'ho bruciato su una pira in giardino, assieme ad un braccio staccato della bambola Billie.
O: come oca. Qui è d'obbligo il rimando ad un post della cara
Maria Strofa. Comunque molti dei miei compagni di classe abitavano nella campagna maremmana e tutti avevano un'oca starnazzante in cortile... C'è inoltre da dire che la
O, a meno che non abbiate un maestro che si chiami Cimabue, è una delle lettere (insieme alla I) più semplici da imparare a scrivere, no?
Ora basta, i magnifici quattro cominciano a non ricordare più molto di quel che accadeva "decinaia" di anni fa... Magari in un'altra puntata.
Siamo tornati, sani e salvi (più o meno)
Saluti a tutti, mf
