giovedì 7 agosto 2008

Senza titolo 1577


Sogno di una notte d'estate



© S. Manfredi, Blue Falls, 2007


Muro con fontanile adiacente. C'è una cornacchia sul tetto davanti, a quest'ora sta facendo un concerto in cra-be molle, insopportabile. Ma stanotte ho dormito bene. Ad un certo punto mi sembrava anche di fare un sogno piacevole, ma ero un'altra, correvo in salita e senza sforzo alcuno, anzi rincorrevo qualcosa o qualcuno, in salita. Ricordo che al termine della salita ero in una città, Chicago forse, entravo in pantaloncini in un ristorante cinese come un atleta affamato dopo aver gareggiato. Attraversavo la cucina svicolando fra i grandi tavoli rotondi e i commensali, quasi tutti orientali, tranne pochi del luogo, non mi guardavano né io loro, non più di tanto. Infatti non ho fissato nessun volto e se, devo pensarne uno, mi viene in mente solo quello di Liao, il proprietario di un negozio di abbigliamento nella via dove lavoro.
In cucina grandi pentoloni e purtroppo, nonostante il cibo in cottura fosse in abbondanza, non potevo sentire alcun odore neppure lì: anosmìa anche in sogno, cazzo!
Peccato, continuo a correre e vedo, al limite del vicolo, ciò che rincorro...
Sorride come a dirmi: "non mi prenderai mai".
Le sfide notturne sono come le sfide nei cartoon, sai che la fatica non esiste. Penso che se mi cadrà un vaso di gerani di Chicago in testa, sopravviverò, sono sopravvissuta a qualcosa di peggio, un vasetto potrebbe solo ferirmi e farmi sanguinare e correndo potrei sembrare un'atleta colpita durante un'Olimpiade alla quale qualche coglione con la rima giusta nel cognome mi aveva detto di non partecipare.
Ma io sogno questa sfida da sempre, mi sono ammazzata di fatica e non in sogno, per ore/giorni/anni e ogni volta che qualcuno mi diceva di prendere anche solo acqua fresca con lo zucchero io rifiutavo.
Guarda la mia falcata quando corro, guarda le braccia come l'assecondano, guarda i tempi e dimmi: "Ti sembro un tipo da zuccherare"? Questa è la mia passione e se voglio essere incoronata lo voglio perché queste gambe e questi polmoni mi daranno il supporto necessario e non mi abbandoneranno, durante il tragitto dei cinque cerchi.
Ma non interrompermi che le vie di Chicago sono affollate e perdo la vista di ciò che sto rincorrendo. Lo vedo lontano, so che sorride. Non so chi sia, però. Non so perché ho cominciato a rincorrerlo, è iniziato tutto dal fontanile nel parco. Ora sto correndo vestita di un abito color panna, una specie di maglietta con la gonna lunga sotto, ma la gonna è tutta strappata, le gambe sono scoperte, mi specchio passando davanti ad una vetrina e mi vedo bionda ma soprattutto molto giovane, 20enne direi, e non mi riconosco, forse non sono io, forse sto sognando.
Cerco una vetrina più specchiante, tanto ho visto che ciò che rincorro sta prendendo fiato, un paio di cento metri più avanti, appoggiato ad un muro sotto ad un balcone del primo piano di un albergo.
"È cotto", penso.
Trovo la vetrata giusta e mi specchio attentamente cercando i miei segni. Ci sono. Sono io, dunque, chissà perché così ma sono io. Posso riprendere a correre, ancora più veloce... e poi c'è una discesa. Sarà San Francisco, ora? No, non vedo nessun ponte ma gonfio i polmoni e mi lancio come un missile verso la discesa, ho i capelli corti e l'aria che sposto non li sposta. Sposta però la gonna strappata, il tessuto è talmente leggero che corro praticamente in mutande con spicchi color panna che mi fanno da coda. Sembrerò una pinguina senza il panciotto, mi dico.
Il senso di libertà e gioia che pervade un atleta quando sa che sta per farcela è indescrivibile, è un senso di onnipotenza ma non prevaricatrice, onnipotenza con te stesso. Le discese, per chi corre però, spesso sono più ardite delle salite e nello slancio e nel sentirmi onnipotente non faccio in tempo ad accorgermi che da un incrocio sta per attraversare una mamma con una carrozzina. Me ne accorgo quando sono a tre metri da lei e non riesco in quel lasso ti tempo/spazio minimale a frenare come si deve. Investo la madre, cade, cadiamo. Lei mi maledice ed è tutto un "FUCK! FUCK YA!" È una mamma giovane, avrà la mia, ops, l'età di me ora, quindi si lascia andare ad un linguaggio poco ortodosso. Mi rialzo come una molla, la prendo di forza per le braccia robuste e la rialzo, guardo nella carrozzina, due piccoli chicaghesi mi sorridono. Byebye! E ricomincio a correre.
Potrei correre per un mese, lo sento, ma la meta è vicina, la vedo.
Ora giro un angolo, è una strada deserta, rallento il passo per guardarmi intorno ed evitare pericoli che sento fiatare nell'aria.
Qualcuno mi afferra per un braccio con forza. Non urlo perché lo conosco.
Mi guarda piegato sulle ginocchia, è stremato, mi sorride con gli occhi, con la fronte, con la bocca infine.
"Ti ho presa, finalmente"!
"Guarda che tu stavi scappando, vorrei ricordartelo, sono io che ti ho preso".
"Ho sete", gli dico stringendogli la mano. "Là c'è un fontanile", ci avviciniamo lentamente. Una targa in marmo lo sovrasta, vi è incisa una data ma illeggibile, sotto scolpita una scritta: Blue Falls.
Ora sapete il perché del titolo della foto.

Saluti, mf


La colonna sonora scelta è Questa

14 commenti:

sysjena ha detto...

...un misto tra "Su le strade di S.Francisco" e "la corazzata Potemkin", con una spruzzata di "Sogni di Gloria" ed "il Maratoneta"...ed anche un po' di "La Fontana di Lorena" che e' poi un libro.....

Mangiato pesante...???

;-))))))))))))))))))))))))))))))))

metallicafisica ha detto...

SYS: non facevi prima a dire (fantozzianamente) che è "una cagata pazzesca"?:)***

NYBRAS ha detto...

"chicaghesi" è una cagata pazzesca, ma fa ridere! :D

metallicafisica ha detto...

NYB: sarebbe stato peggio "Chicagoni", no?;)**

Skylark ha detto...

C'è materiale anche per un paio di sogni d'autunno.

riccardococco ha detto...

belle le parole e bella la colonna sonora di questo post olimpico, anche per la calma che mi ispira la foto.

Epimenideblog ha detto...

Bel sogno, ma la canzone è riuscita persino a far sembrare Gilmour un qualsiasi Kirk Hammett.

metallicafisica ha detto...

Epì: se sapevo come avresti usato invano il nome di Kirk, non te lo avrei detto, bastardino!:)*


Riccardo: quasi quasi cambio il titolo in Olimpost, grazie;)*


Sky: che si sa, in autunno si sogna meglio, poi, almeno io:)*

macca ha detto...

Secondo me, quindi mi sbaglio, tu volevi farti prendere, poi cadevi, poi ti portavano lì di "E.R." e dopo uscivi con uno di quei medici lì, quello figo.

O forse io dormo peggio di te...


Alla "C" come dici tu ci avevo pensato, ma, poi, mi pareva d'infierire; preferisco ricordarmela senza vestiti.


Colonna sonora sciccosissima.

E complimenti.

Daniele

macca ha detto...

Per finire.

Il bassista della Kate è terrificante.

Dan

latendarossa ha detto...

C'è più gusto a fare certe foto dopo un inseguimento no? Si scatta col fiatone :D

metallicafisica ha detto...

marcello: la foto é del 2007, il sogno della notte scorsa, o della prossima, chissà?*


maccaDan: Non ho mai visto una puntata di "E.R.", so solo che nella prima serie c'era un giovane ragazzo diventato poi George Clooney. Bassista scarso? Tanto qui, mf ha il blogbassista personale, pazienza;)*

luiperre ha detto...

io pensavo vertesse sulla cornacchia

son deluso!

luiperre ha detto...

perchè non mi rispondi? uffa...