Metallimiti (LV)
Danae
Gustav Klimt, Danae, 1907
Danae è famosa per lo più per aver generato il grande Perseo: ma per arrivare a questo la strada fu lunga e tortuosa. Ovvero:La giovane e bellissima fanciulla era figlia del re di Argo, Acrisio, e della regina Euridice (da non confondersi con la più ben nota Euridice, sposa di Orfeo).
Come in tutte le storie complicate c'è di mezzo un oracolo, in questo caso quello di Delfi che un giorno, esattamente un venerdì 13 come oggi, predisse al re Acrisio che suo nipote un dì lo avrebbe
ucciso, stecchito, eliminato, fatto fuori.
Il re, spaventato da questa notizia e padre di un'unica figlia,
Danae appunto, non vide che un'unica soluzione per contrastare e prevenire il destino riservatogli dall'oracolo.
Quindi, una volta rientrato a plazzo ordinò alle guardie di prendere dalle sue stanze, mentre tesseva cantando, la bella Danae e di rinchiuderla, insieme ad un'ancella, in una cella nei giardini del palazzo fatta costruire appositamente per evitar disgrazie.
A nulla valsero le grida della ragazza (e dell'ancella che, poverina, aveva già il suo destino scritto nella sua professione... anche se ad onor del vero sul libretto di lavoro avrebbe dovuto scrivere
incella anziché ancella).
Si ritrovarono in una grande cella di bronzo con due locali e bagno (con accessori sempre bronzei), due pagliericci e un tavolo con sedie per i pasti.
La cella era quasi buia, l'unica luce seppure fioca arrivava da una finestrella in cima al "tetto" proprio in direzione del pagliericcio su cui dormiva la ragazza.
E fu proprio da quella finestra che, in una delle tanti notti tristi, in cui la giovane piangeva, consolata dall'ancella, il nostro caro PorcoZeus andava girando a cercar fulmini e saette che su nell'Olimpo era rimasto senza scorte.
Udendo singhiozzare cercò il punto da dove le lacrime uscivano più fragorose e guardando attraverso la piccola finestra, con la sua vista da dio ebbe una delle sue visioni.
Vide la meravigliosa fanciulla in camicia da notte, sdraiata sul letto con una mano dal palmo rivolto in alto a coprir la fronte e sentì la sua voce dolce pregare gli dei per essere liberata...
Le lunghe gambe da amazzone sporgevano da un lato e pesanti lacime sgorgavano da quegli occhi grandi e scuri.
Zeus come sappiamo bene era solito innamorarsi all'istante, soprattutto era solito innamorarsi pazzamente, quando dabbasso sentiva il solito scombussolamento e alla forte tempesta ormonica che provocava la follia del suo "ago" olimpico che, impazzito cominciò a menar fendenti sul muro della "prigione e speventar le due fanciulle.
Dopo aver sistemato la "bussola" in modo che la direzione fosse solo il Nord, il nostro Zeus parlò e si fece riconoscere, dopo di che pregò l'ancella di andare nel suo giaciglio e con parole dolci e suadenti attraverso la grata della prigione fece in modo che Danae si togliesse la virginea veste e si proponesse a lui, in maniera meno virginea.
(
Il narratore lascia libera la fantasia dei lettori sul modo di proporsi della fanciulla poiché nulla vuol togliere all'immaginazione personale che magari potrebbe non coincidere con la propria).
Mentre Danae si offriva così, con parole e sinuosi gesti al dio affacciato solo con lo sguardo (e tanto bastava a scatenare l'inferno in lui) Zeus pensò a come poter entrare nella cella, prima di entrare nel luogo a lui più sacro.
Avrebbe di certo, con la sua forza potuto buttar giù il muro ma di sicuro il putiferio di guardie urlanti avrebbe e rovinato l'atmosfera, e la fanciulla sarebbe stata presa e portata altrove.
Occorreva dunque una delle sue mirabili
Metamor
Fosi.
Ma quale, dunque? Era già stato Nuvola con
Nefele, Toro con la dolce
Io, Anfitrione con
Alcmena, Cigno con
Leda, Toro Bianco con
Latona... e tanti altri che nemmeno lui si ricordava più.
Intanto la fanciulla continuava a mandar segnali così sensuali ed espliciti che la parte di bronzo su cui poggiava l'"ago" divino cominciò a surriscaldarsi e poco dopo a fondersi in minuscole gocce dorate, simili a pioggia recita Ovidio... Gocce calde e infuocate, prolungamento del dio stesso che scendono dall'alto fino a raggiungere la vergine e a farla diventare Ex(tra) vergine, con sommo piacere e soddisfazione di entrambi.
E queste unioni, visto il reciproco godimento continuarono per giorni e giorni, durante il sonno dell'ancella e resero il soggiorno forzato di Danae molto più piacevole di quello che sembrava all'inizio.
Ma... un oracolo che oracolo sarebbe e di Delfi se non oracolasse perfettamente?
Il mese successivo Danae ebbe un ritardo, perse la coincidenza e comiciò a crescere la panza, con dentro il frutto dell'amore col sommo dio.
Il re Acrisio venne a sapere del nipote in arrivo solo quando la pancia era ben visibile e le guardie se ne accorsero, portando loro il cibo.
Furioso come uno tsunami del MarNero, urlando e sbraitando per tutto il palazzo disse alle guardie che, non appena il figlio di sua figlia sarebbe nato, insieme alla madre avrebbero dovuto essere
Rinchiusi entrambi in una cassa e abbandonati alle onde del mare.
Così facendo era sicuro che il nipote sarebbe passato a miglior vita lasciandolo così vivere e regnare ancora per molto. MA... Zeus aspettava la nascita della creatura (nel frattempo la pioggia metallica continuava a cadere copiosa, ogni notte) e quando Danae diede finalmente alla luce (quella fioca che c'era fra le 4 mura, ok...) un bel maschietto, prima che arrivassero le guardie a prelevarli e rinchiuderli nella cassa lo chiamarono
PERSEO e il papà gli promise un futuro eroico.
Una volta che mdre e pargolo furono "in mare" Zeus che non voleva succedesse nulla a colei che gli aveva procurato notti sì gioiose e dato un magnifico erede maschio fece sì, comandando le onde del mare che la cassa approdasse dopo un po' su di un'isola: Serifo.
Buon fine settimana a tutti, mf