Essere e divenire
Umano troppo umano
© babbo di mf, Mf nella culla, 1963
Ognuno di noi ha una vecchia cassapanca o un grande cassetto pieno di ricordi che, ogni tanto, apre e riapre per ricordare di ricordare.
A me piace molto questa attività del "guarda come eravamo!" e, di solito, riguardando foto di noi e dei nostri cari da piccoli è sempre un dire positivo: tutti belli, tutti giovani, anche se tutti con orribili vestiti che oggi solo a pensarci daresti fuoco al negozio dove li hai comprati.
I nostri figli (per chi ne ha), i nostri nipoti, fra diversi anni guarderanno lo stesso in codesti cassetti e, cosa che noi (mi riferisco a quelli della mia generazione e dintorni) non avevamo, potranno vedersi addirittura allo stato embrionale, guardando le ecografie, gelosamente custodite dalla mamma in un angolo dove nessuna muffa può aggredirle.
Nel 1962/63 queste foto a me non le hanno fatte, non si usava... Allora c'era la "levatrice", cioè di solito una donnona che con fare energico ti estraeva da tua madre, ti sculacciava e ti faceva piangere dopodiché ti dava una lavata con l'acqua del rubinetto e ti "attaccava" subito al seno di tua mamma. E se, per caso, il seno di tua mamma non ne voleva sapere di produrre ambrosia c'era subito un'altra mamma lattonzola pronta a sfamarti ché tu eran nove mesi che ti nutrivi di avanzi digeriti da quello che mangiava quell'infame della tua giovane ed inesperta genitrice.
La mia aveva voglia di cipolla, di acciughe e di spaghetti con sugo di funghi porcini...
Una volta all'esterno, che io allora credevo essere anche eterno, fui presa per i piedi e il dottore per poco sviene da quanto puzzavo e dalle muffette che si erano propagate verdognole su tutti i miei 4 chili e mezzo.
Io non sono nata in casa ma in ospedale anche se, per la qualità e professionalità dell'ambiente e del personale, sarebbe stato meglio mi avesse partorito in ascensore come mio cugino. Quelli che nascono in ascensore diventano "qualcuno". Lui è diventato qualcuno di cui parlare molto, in famiglia (n.d.a.: cugino che leggi, ovviamente non ce l'ho con te ma tu sai con chi)
E dopo l'incubatrice: che era una specie di camera a 4 stelle dove ti facevano pure respirare se non ne avevi voglia, ti sfamavano gratis e con il latte migliore, ti pulivano la cacca e la pipì con batuffoli di cotone appena importati dall'Alabama e immersi in una lozione profumata di vento e vanità che dopo che il tuo corpicino l'aveva assorbita ti sentivi bene come dopo aver inalato un quadro di Leonardo.
E proprio dopo avermi lavata, profumata e sfamata... mi vestirono tutta di rosa fumetto e prima di rimttermi nell'albergo a 4 stelle mi deposero, per la mia prima foto ufficiale, nel luogo che per mesi era stato la mia casa.
Sì, dentro la pancia mi ero costruita un guscio, con gli avanzi di frittata alle cipolle che mangiava mamma... alla ventesima settimana dal concepimento avevo imparato a difendermi dalle aggressioni esterne.
mf
PS: sono connessa ad intermittenza (non sto a spiegarvi il perché... è lunga) ma ogni tanto mi potrò affacciare... un saluto a tutti!